Brahms e Čajkovskij

J.Brahms

Andante moderato [Tema e variazioni] dall’Op.18 (1862)

Sonata Op.38 (1866)

(versione per sestetto d’archi di L. Vonella) *

P.I. Čajkovski

Largo e Allegro per due flauti e archi TH162 (1863-1864) ^

Souvenir de Hapsal Op.2 (1867) °

(versione per clarinetto e archi di L. Vonella)

Notturno Op.19 (Andante sentimentale) per violoncello, fiati e archi (1888) *

da Six Morceaux Op.19 (1873) per pianoforte

ENSEMBLE HORNPIPE

*Violoncello: DAVID DELL’ORO - °Clarinetto: MICHELE CASTIGLIONI - ^Flauti: CLARICE ZDANSKI, ALESSANDRA BOMBELLI

Violini: VALENTINA GHIRARDANI, SILVIA CANAVERO, ERNESTA GANDINI, ERIC CONFALONIERI, ALESSANDRO TAGLIAFIERRO

Viola: LUCA VONELLA - Violoncello: TERESA MAJNO - Contrabbasso: MASSIMILIANO CONFALONIERI

Il primo incontro tra Brahms e Čajkovskij avvenne nel 1888 durante la sua prima tournée organizzata per il compositore russo dal suo editore Daniel Rahter che deteneva l’esclusiva delle sua musiche per la Germania e l’impero austro-ungarico.

Arrivato a Berlino a Lipsia, Čajkovskij si rese conto che l’intera città viveva di musica e che Brahms ne era la figura più in vista: al Gewandhaus si provava il suo doppio concerto con Joachim al violino e Hermann al cello diretti dall’autore; in un’altra sala il compositore sedeva al pianoforte per studiare il Trio in Do minore con il violoncellista Klengel e Brodskij al violino.

Fu proprio la moglie di Brodsky, Anna, nobildonna russa, a Capodanno a invitare il compositore a cena, senza dirgli che vi avrebbe trovato Brahms in prova con il marito e che racconta:

“Nel mezzo della prova suonò il campanello e corremmo ad aprire. Era Čajkovskij, piuttosto perplesso dalla musica che udiva e che chiese di chi fosse e chi suonasse. Durante un breve pausa dei musicisti, lo pregai di entrare nella sala adiacente a quella in cui lo avevo lasciato: era troppo nervoso per entrare e aspettò che mio marito lo venisse a prendere.

I due compositore non avrebbero potuto essere più diversi: Čajkovskij era un gentiluomo di nascita, era elegante e raffinato nel portamento e nei modi. Brahms con la corta e tozza figura, la testa possente era immagine di forze ed energia ed era un nemico giurato delle buone maniere, esprimendosi spesso in modo sarcastico.

Il compositore russo, dopo essere stato introdotto, chiese «Vi disturbo?». La risposta di Brahms fu tagliente e con voce roca disse: «Niente affatto. Ma perché vorreste ascoltarci? Non è per nulla interessante.»

Egli comunque rimase ad ascoltare ma si capiva che nonostante Brahms lo avesse colpito positivamente come persona, la musica non gli piacesse affatto – e non era certo uomo da complimenti generici!

Salvarono la situazione Grieg e sua moglie Nina: il compositore era amato da Čajkovskij e la cena fu allegra. A un certo punto vidi Brahms prendere una ciotola di marmellata di fragole e dire che era tutto per lui e che non l’avrebbe condivisa con nessuno! Più che una riunione tra grandi compositore, sembra una festa di bambini.

Alla fine della serata chiesi a Čajkovskij cosa pensasse del trio di Brahms: «Non ti arrabbiare – mi disse – mia cara amica, ma non è piaciuto affatto.». Lo pregai di venire al concerto per ascoltare in un differente contesto e da una differente prospettiva la qualità della musica di Brahms, ma così non avvenne. “

Brahms d’altro canto, qualche mese dopo, in aprile si fermò ad Amburgo per assistere alla prima prova del concerto di Čajkovskij in quella città e soprattutto per ascoltare la sua nuovissima Sinfonia n.5 di cui dichiarò con la consueta franchezza di non approvare assolutamente il finale.

Brahms, d’altro canto, era stato fin dal 1860 fortemente avverso a quella che veniva definita la scuola ‘neotedesca’ e che vedeva tra i capitani Wagner e Liszt sostenitori del superamento della sinfonia attraverso il poema sinfonico, genere che al rigore della forma sostituisce la fluidità di un percorso narrativo extramusicale.

Čajkovskij fra gli abbozzi della Sinfonia n.5 op.64 scrive:

Per l’introduzione «totale sottomissione davanti al Fato – oppure, il che è lo stesso, agli imperscrutabili disegni della Provvidenza».

Per il primo movimento: «1. Mormorii, dubbi, lamenti, rimproveri contro XXX. 2. Posso gettare me stesso nelle braccia della fede? Un meraviglioso programma, se soltanto fosse possibile realizzarlo».

Il programma era il tentativo di oggettivare le angosce e i dubbi che la malattia, l’agonia e la morte dell’amico Kondrat’ev avevano suscitato in lui l’anno precedente e che ancora lo ossessionavano: un atteggiamento di totale resa della parte razionale della sua estetica musica al sentimento che era ben lontano dal rigore del pensieri brahmsiano.

Più che comporre, egli ricompose con ardua lotta interiore, anche a lunga scadenza, invenzioni peraltro lungamente meditate, aliene dall’azzardoso estro estemporaneo, e ben fu osservato, a tal proposito, che in lui l’elaboratio, intesa in pretto senso artigiano e barocco, sovrasta generalmente l’inventio.

Ciò che si chiama propriamente invenzione, dunque un’idea pura, è per così dire illuminazione dall’alto, ispirazione, cioè una cosa di cui non posso nulla. Da quel momento in poi il mio disdegno per questo “dono” non sarà mai abbastanza, ma, attraverso un lavoro indefesso, debbo trasformare quest’ultimo in un mio patrimonio legittimo e regolarmente acquisito.

Le due personalità, Brahms e Čajkovskij, sono anche figlie di due percorsi di formazione completamente diversi.

Čajkovskij nasce nel 1840: suo padre Il’ja Petrovič era direttore della ferriera di stato di Votkinsk, discendeva da una famiglia di militari e apparteneva alle classi sociali più alte di una Russia che aveva mantenuto una rigidità sociale ben diversa dalla Germania contemporanea.

Prima della abolizione della servitù della gleba del 1861:

la carriera musicale non era ufficialmente riconosciuta nella rigida organizzazione sociale russa: i diritti e i doveri dei cittadini russi erano regolati da čin (rango) che dipendeva prima di tutto dalla famiglia di appartenenza, poi dall’educazione ricevuta e infine dalla professione esercitata. La professione del musicista non rientrava fra quelle previste e quindi non dava alcun diritto: di qui la necessità per un musicista di esercitare una professione ufficiale alternativa o di disporre di un ingente patrimonio per garantirsi i mezzi di sussistenza. […] Fino al 1861 i musicisti erano reclutati fra i servitori delle grandi famiglie e spesso la carriera musicale era lasciata agli stranieri, per lo più tedeschi.

Inoltre, come in molti paesi europei, il primo conservatorio di musica nacque nel 1862 a Pietroburgo, il secondo nel 1866 a Mosca, con lo scopo essenziale di formare una nuova classe di interpreti e compositori che, dopo l’abolizione della servitù nel 1861, dovevano rimpiazzare i servi liberati.

Il secondo scopo era quello di rappresentare la corrente progressista e radicale delle musica russa, in opposizione all’accademismo di importazione tedesca.

In Germania, il primo conservatorio fu fondato a Lipsia nel 1843 da Mendelssohn e da molti decenni la professione del compositore e musicista era riconosciuta non solo come socialmente accettabile ma come professione intellettuale, estesa anche ai geni del passato come Bach e Mozart.

Se Čajkovskij, dopo una lunga formazione da dilettante e dopo aver completato gli studi per accedere alla carriera di funzionario pubblico intraprese studi musicali accademici solo a ventitré anni, Brahms, nato nel 1833 da un padre anch’egli musicista, crebbe in una famiglia povera che incoraggiò il talento del figlio con lo studio del pianoforte, con la prima esibizione pubblica a soli dieci anni e con le lezioni di Eduard Marxsen che nel 1847, alla morte di Mendelssohn disse «Un maestro dell’arte se n’è andato per sempre, un maestro più grande sboccia in Brahms».

Qualche anno dopo, nel 1853 Schumann scrisse sulla sua rivista «Colui che ci avrebbe portato la maestria non per gradi ma già perfettamente compiuta, come Minerva uscì armata di corazza dalla testa di Crono […] è arrivato: sangue fresco la cui culla fu vegliata da Grazie ed Eroi. Si chiama Johannes Brahms, viene da Amburgo, dove creava in oscuro silenzio ma essendo formato ai canoni più duri dell’arte da un ottimo insegnante. […]

Sarà l’incontro con Robert Schumann e sua moglie Clara, ma anche con Franz Listz e molti altri musicisti a far crescere rapidamente la fama di Brahms tra il 1853 e il 1855 come compositore, pianista, direttore dei suoi brani.

Dal 1857 al 1859 un breve impegno annuale di tre mesi presso la corte del principe di Detmold e un buon uso del denaro lo renderanno indipendente dal punto di vista economico fino a che i diritti delle sue opere, i compensi dei suoi concerti e buoni investimenti finanziari non lo renderanno un benestante “forse persino il primo compositore che si sia arricchito solo grazie alla sua attività artistica.”

La sua natura parsimoniosa e lontana da lussi e sfarzo esibiti non gli impedirono di essere generoso nel sostengo materiale di amici e colleghi bisognosi, tra cui il giovane Androni Dvořák. Christian Schmidt lo definisce un compositore borghese perché “dalla sua capacità lavorativa e dalla certezza di poterne dare prova Brahms traeva il proprio orgoglio.”

Čajkovskij, come abbiamo detto, era figlio di una classe sociale e di un paese completamente differenti, in cui la borghesia cominciava a farsi strada non solo nel sistema economico ma anche in quello culturale solo negli stessi anni in cui il compositore iniziava la sua carriera.

Nel 1861 con l’abolizione della servitù della gleba e il medievale privilegio venne tolto all’aristocrazia il medievale privilegio della manodopera quasi gratuita. All’impoverimento dell’aristocrazia corrisponde l’affermazione di una classe intellettuale borghese che gradualmente toglie all’aristocrazia il secolare predominio e anche l’esclusiva del mecenatismo artistico.

La nuova situazione aveva imposto alla nobilità un certo risparmio nella gestione di teatri e orchestre private, che si erano giovati fino ad allora del lavoro quasi gratuito di servi promossi al ruolo di musicisti e attori. […] Coi capitali provenienti dall’industria ferroviaria e dalle concessioni, alcuni “mercanti” illuminati dettero un impulso straordinario alla cultura russo di fine secolo, proteggendo, incoraggiando e lanciando pittori e musicisti, collezionando e donando le collezioni alla collettività.